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Papa Francesco in Sardegna, l’accoglienza della Caritas
Una carità intesa come amore gratuito, che rifiuta l’arroganza e le strumentalizzazioni, e l’invito alla speranza: questo il messaggio di Papa Francesco rivolto agli oltre duecento poveri e detenuti di quattro istituti di pena dell’Isola, accompagnati dagli operatori della Caritas diocesana di Cagliari e dagli altri volontari. Poco prima, il Santo Padre aveva incontrato i lavoratori nel Largo Carlo Felice e gli ammalati nella Basilica di Bonaria e aveva celebrato la Messa nel sagrato della stessa Basilica, davanti a decine di migliaia di fedeli, arrivati da tutta l’Isola. Il luogo scelto per l’incontro con i poveri è la Cattedrale, «Chiesa madre della Diocesi – ha ricordato l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio -: un po’come si accolgono gli ospiti di riguardo nella sala più bella di una casa; questo incontro ci ricorda chi deve avere il primo posto nelle nostre Chiese».
Tra i banchi, anche diverse famiglie seguite dai centri d’ascolto e dagli altri servizi della Caritas diocesana, le cosiddette ‘povertà estreme’, come i ‘senza fissa-dimora’, alcune persone vittime di forme di sovra-indebitamento, dell’usura, delle diverse forme di dipendenze e alcune famiglie rom.
Un messaggio di fraternità e uguaglianza, quello dato da Papa Francesco durante l’incontro, nella certezza che «qui siamo tutti fratelli, con un unico maestro, Gesù Cristo, che ci dà forza nelle difficoltà e miserie comuni a noi tutti», che ben si incarna nella realtà Caritas, definita dal Pontefice ‘espressione della comunità’. E ancora l’invito alla carità, «non semplice assistenzialismo, ma una scelta di vita, per riscoprire quella solidarietà che oggi rischia quasi di essere cancellata perfino dal dizionario»
Ancora, «non basta guardare, bisogna seguire!»: seguire Gesù anche «nella sofferenza, tra le mura del carcere, perché Egli donerà speranza e gioia». E poi, il ringraziamento a coloro che si dedicano alle opere di misericordia, spronandoli ad andare avanti, compiendo le opere di carità con amore e umiltà, evitando le strumentalizzazioni. Infine, l’invito, come Chiesa, a ‘seminare speranza’, con opere di solidarietà, cercando di collaborare nel modo migliore con le istituzioni, nel rispetto delle reciproche competenze.
Tra i doni mandati dai detenuti a Papa Francesco, alcuni prodotti tipici delle colonie penali di Isili, Mamone e Is Arenas; e poi, le lettere consegnate dai poveri e dagli stessi detenuti, tra cui quella di un ergastolano che ha scritto al Papa, chiedendogli di intercedere, aprendo i cuori dei governanti, affinché ‘la tortura dell’ergastolo’ possa essere sostituita da pene meno severe, che diano la possibilità di ‘riprendere in mano la propria vita’.
Tra i presenti, anche don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e delegato regionale Caritas Sardegna, Don Angelo Pittau, direttore della Caritas di Ales – Terralba e don Gaetano Galia, direttore della Caritas di Sassari e cappellano del carcere di Sassari. «Abbiamo sentito da Papa Francesco le parole che sono il fondamento della Chiesa – ha sottolineato don Soddu – e che attraverso essa dovrebbero risuonare all’interno del tessuto sociale: la semplicità evangelica da cui conseguono non soltanto la fraternità e la solidarietà, ma la consapevolezza che ciascuno di noi è un peccatore, bisognoso di Dio, e ancora di più deve essere solidale con l’altro, proprio perché già lui stesso sperimenta la pochezza e la fragilità umana. Da questo fondamento – continua don Soddu – scaturisce quell’operatività concreta di un volontariato, come quello della Caritas, che mette in evidenza l’umiltà, l’amore, la non-presunzione». Dopo l’incontro in Cattedrale, quello con il mondo della cultura, nella Facoltà teologica di Cagliari, e quello con i giovani, a cui Papa Francesco ha rivolto l’ennesimo invito alla speranza, filo conduttore della sua visita nell’Isola.