Cristi e migranti. Una mostra di Lorenzo D’Andrea nella chiesa del Santo Sepolcro a Cagliari. Sabato mattina l’inaugurazione
Le facce tragiche dei migranti stipati su una piccola imbarcazione in balia del mare dipinte in una grande tela di cinque metri per tre. In mezzo a loro un crocifisso. Il quadro del pittore Lorenzo D’Andrea sarà esposto per tutta l’estate nell’antica chiesa del Santo Sepolcro, nel quartiere della Marina a Cagliari, in una mostra intitolata “Cristi e migranti” che sarà inaugurata sabato prossimo 4 agosto, alle 11, alla presenza dell’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio, del sindaco, Massimo Zedda e del Prefetto, Romilda Tafuri.
Con la monumentale tela, intitolata “ La Zattera dei migranti”, saranno esposti anche nove crocifissi di varie dimensioni creati da Lorenzo D’Andrea con legni recuperati in riva al mare e che rappresentano quello che resta delle imbarcazioni della grande diaspora.
La mostra, che nasce come “proposta di spiritualità”, è organizzata dalla Caritas diocesana di Cagliari, con la Parrocchia di Sant’Eulalia e la cooperativa “Il Sicomoro”. «Sarà una occasione di confronto con il tema oscuro del dolore di chi ancora oggi affronta il dramma del viaggio su zattere sospinte da infinite storie di disperazione – ha detto don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana – oltre oceani d‘indifferenza, all’inseguimento di una vita diversa».
Lorenzo D’Andrea è uno dei più conosciuti pittori italiani. E’ toscano (nato a Lucca nel 1943) e lavora tra la Versilia, Milano e la Sardegna alla quale è particolarmente legato. Ha al suo attivo mostre in tutta Europa. Nelle sue opere ha descritto la condizione umana attraverso la sua spirituale visione del mondo. E’ considerato uno dei più affermati ritrattisti, autore di più di 50 ritratti di personaggi di rilievo mondiale, tra i quali l’avvocato Agnelli, il senatore Andreotti e Papa Giovanni Paolo II.
«Al cospetto di quelle miriadi di povere zattere che attraversano il Mediterraneo, cariche di un’umanità sofferente – scrive Giorgio Pellegrini nella presentazione della mostra – si abbia finalmente il coraggio e il dovere morale di riconoscere questo ennesimo debito dell’uomo bianco, nei confronti dell’Africa mera e di quel suo sortilegio che ha cambiato in meglio il nostro mondo».