Ecco le foto vincitrici del concorso fotografico “Segni tangibili di speranza”
Concluso il concorso fotografico organizzato dalla Caritas di Cagliari, attraverso il Laboratorio diocesano di promozione Caritas, lo scorso dicembre, poi rimodulato e rilanciato in seguito all’emergenza Covid-19. «L’iniziativa – spiega il direttore Caritas don Marco Lai – , inserita nella nostra programmazione annuale e rivolta alle parrocchie, alle associazioni di volontariato, ai gruppi caritativi, si è posta l’obiettivo di raccontare, attraverso uno scatto, “segni tangibili di speranza”, come indica il suo stesso titolo». Iniziativa che, quest’anno, ha coinciso con l’emergenza sanitaria, «che ha accentuato il bisogno di relazione, prossimità e presa in carico di tante persone particolarmente fragili, che hanno sofferto più di altre sia dal punto di vista materiale, che psicologico-relazionale: in questo contesto, il concorso ha provato a leggere, interpretare e fare emergere tante situazioni di difficoltà e solidarietà, “catturando” momenti di sconforto e di conforto grazie ai centri solidali che non si sono mai fermati durante il Covid-19».
Circa 35 le realtà ecclesiali partecipanti: «Attraverso le foto – spiega Giada Melis, referente del Laboratorio diocesano di promozione Caritas – sono state raccontate realtà ecclesiali diverse, tutte in piena sintonia con il messaggio di Papa Francesco che, in occasione dell’ultima Giornata mondiale dei poveri, aveva sollecitato le comunità ecclesiali ad essere, appunto “segni tangibili di speranza”, coniugando questa virtù “invisibile” a segni concreti, che possiamo vedere e fotografare».
Tre le foto vincitrici, scelte all’unanimità dalla Giuria (composta da Adele Murru e Giada Melis del Laboratorio promozione Caritas, dal grafico Andrea Boi, dalla fotografa Valeria Malavasi e da Filippo Maselli, esperto di selezione e progettualità), che raccontano tre realtà ecclesiali impegnate in prima linea accanto ai bisognosi prima e durante l’emergenza: al primo posto, la foto scattata dai volontari della Caritas parrocchiale Spirito Santo a “Su Planu” intitolata “La gioia di aiutare”, in cui emerge come attraverso la donazione di alimenti si dona sempre un qualcosa in più: empatia, conforto, vicinanza. «Abbiamo scelto di inviare questa foto – spiega Giacomo Cubeddu, uno dei responsabili della Caritas parrocchiale – perché essa riesce a cogliere pienamente l’attimo e lo sguardo con cui la nostra volontaria stava consolando, in quel momento, una delle donne da noi aiutate: è una foto mandata con il cuore, che descrive il contesto in cui operiamo. Essa è stata scattata prima del “lockdown”, periodo durante il quale abbiamo continuato a garantire costantemente la distribuzione dei viveri».
Al secondo posto, la foto “Luce della speranza nella fragilità” raffigurante l’aiuto dato “in strada” a una persona senza dimora, scattata dai volontari dell’Unità di strada dell’associazione “Gli Amici della strada Sardegna” attivissima durante tutto il periodo Covid-19: «Le motivazioni che ci hanno indotto a partecipare al concorso – spiega Roberto Carrus, presidente dell’associazione – sono dovute al fatto che ci sentiamo vicini ai bisogni delle fragilità collaborando ogni notte per non lasciare nessuno solo. Alla Caritas ci accomunano le idee e i principi d’amore verso la gente che si trova in difficoltà: un amore grande verso i bisognosi. In strada siamo come dei “soldati” a difesa dei principi della fede. Spesso da un semplice panino e da una bevanda calda offerta nasce un dialogo e si costruisce una relazione di ascolto e fiducia; è il primo indispensabile passo per avvicinare le persone che incontriamo ai servizi di assistenza e avviare un nuovo percorso di vita».
Al terzo posto, la foto scattata dal Gruppo di educazione alla mondialità (GDEM) della Caritas diocesana, che raffigura un volontario di origini nigeriane da tanti anni in Italia, impegnato nella preparazione dei pacchi viveri nel Centro allestito dalla Caritas nella Fiera durante l’emergenza: un simbolo della fraternità universale vissuta nel servizio concreto. «La foto – spiega Claudio Caboni, referente del GDEM – ci aiuta a guardare allo straniero da un’altra prospettiva, non colui che chiede aiuto, ma colui che offre il suo aiuto, ribaltando la classica narrazione sulle migrazioni. Questa operazione di verità riduce il divario tra percezione e realtà e invita a guardare al mondo con un rinnovato spirito di responsabilità globale».
«Fotografie che raffigurano la vittoria della solidarietà – conclude don Lai – rispondendo al nostro obiettivo di promuovere, ancora di più in questo momento così difficile, la cultura della carità e di sostenere la comunità ecclesiale in percorsi di accoglienza: da ciò emerge un forte impegno comunitario, cristiano e sociale».
Maria Chiara Cugusi – servizio comunicazione Caritas